Nato a Livorno il 16 gennaio 1887 e formatosi come autodidatta sulla scia delle influenze della pittura macchiaiola, Landozzi è stato tra i soci fondatori del Gruppo Labronico, il 15 luglio del 1920, nello studio di Gino Romiti insieme a Baracchini-Caputi, Cavagnano, Cipriani, Cognetti, Guzzi, March, Michelozzi, Natali, Razzaguta, Renucci, Romanelli, Romiti, Rontini, Tarrini, Zampieri e Zannacchini. Direttore del periodico umoristico Il Beffardo, si è dedicato per tutta la vita all’insegnamento e non ha mai dimostrato grandi ambizioni per “.. premi o riconoscimenti, né (per) la notorietà..”, come sostiene F. Donzelli in “ Pittori livornesi 1900-1950 la scuola Labronica del 900” (Cappelli Editore 1979), ma ha sempre preferito partecipare alle mostre collettive piuttosto che a “personali” di rilievo. La sua pittura è caratterizzata da un realismo semplice e schietto, dove Livorno emerge negli aspetti più umili e talvolta sofferti, nelle donne del popolo, nei bambini seminudi, nelle vecchie ingobbite.. e sullo sfondo: le case dagli intonaci scrostati e gli infissi penzolanti, i barconi tirati in secca, i palazzi ed i fossi del quartiere della Venezia. Tra tutti i pittori labronici suoi coetanei, discendenti di Fattori o allievi di Micheli, Landozzi è l’unico che sente la necessità di raffigurare la cruda realtà che lo circonda, di testimoniare le devastazioni e le disperazioni della guerra. Ma in questa predilezione per la povera gente egli non dimentica mai di accentuare certi caratteri, di enfatizzare alcuni aspetti, in modo da suscitare nello spettatore tenerezza, ironia e talvolta vera e propria comicità. Il senso del grottesco è una caratteristica intrinseca nella pittura di Landozzi, la sua capacità di analizzare la realtà lo porta a ritrarre i suoi colleghi pittori, da Natali a Puccini, a Romiti a Ulvi Liegi, o personaggi come Mascagni o Miniati, alla ricerca di ogni più piccolo difetto, sia esso fisico o caratteriale. Ne risultano caricature intelligenti e vive, dipinte ad olio con l’attenzione e la precisione che richiedono i dipinti più complessi. Nel 1929, Landozzi partecipa alla Prima mostra provinciale livornese, nel 1942 alla Terza mostra degli artisti livornesi, e nel 1956 e l’anno successivo a due mostre personali presso la Galleria Ranzini di Milano. Muore a 72 anni, nel 1959. Nel 1961 la Galleria Romiti di Livorno, in collaborazione con il Gruppo Labronico, gli dedica la prima retrospettiva ed al 2001 risale l’ultima mostra su Landozzi, tenutasi presso la Galleria Athena in collaborazione con il Comune di Livorno.