Nato a Livorno nel 1851, Adolfo lasciò presto gli studi commerciali per iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, divenendo il capostipite di una famiglia di artisti, anche i cugini Angiolo e Ludovico sceglieranno di intraprendere la carriera di pittore. Importante sarà l’influsso di Silvestro Lega che lo spingerà presto a lasciare gli insegnamenti accademici per dedicarsi allo studio dal vero. Moltissime le partecipazioni ad Esposizioni nazionali ed internazionali. Tommasi, inserendosi nella tradizione macchiaola, seguirà una propria ricerca basata sullo studio delle atmosfere e sul rapporto uomo-natura. A Livorno, in particolare, realizzerà nei primissimi anni del Novecento, un interessante progetto allegorico per la cosiddetta Sala dei Benefattori del Ricovero di Mendicità (per un approfondimento si veda il volume Adolfo Tommasi e la Sala dei Benefattori, filantropia e arte nella Livorno di inizio ’900 a cura di Valentina La Salvia e Francesca Orlandi, Sillabe 2009). Da citare anche l’imponente tela raffigurante La raccolta delle olive, del 1894, appartenente oggi alla collezione civica del Museo G.Fattori di Livorno. A seguito di una malattia nervosa derivata dalla intossicazione da colori ad olio, Tommasi dopo il 1912 dipingerà quasi esclusivamente all’aperto facendo uso di una tecnica da lui stesso elaborata che unisce la tempera e il pastello. I soggetti di questa ultima fase artistica, morirà nel 1933, sono quasi esclusivamente paesaggi, spesso il giardino della Villa di Crespina dove l’artista risiede.
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